In tanti anni di lavoro con studenti di varia età e capacità, ho imparato a frazionare questa macro categoria in molte interessanti sottocategorie che mi aiutano a capire come funziona il mondo degli studenti e quali strategie adottare per meglio aiutarli.
Una di queste è quella relativa ai tempi di studio.
Abbiamo, in questo senso, due sottocategorie più o meno simili per densità, ma opposte per atteggiamento: quella di coloro che dedicano pochissimo tempo allo studio, (a volte perché se ne fregano, altre perché non ne hanno bisogno) e quella di coloro che impiegano una quantità di ore esorbitanti.
In entrambi i casi non significa, per inciso, raggiungere buoni o cattivi risultati. Vi sono, infatti, quelli che se ne fregano ma, alla fine, se la cavano sempre, seppur con risultati inferiori rispetto alle possibilità; e pure quelli che, pur passando ore e ore sui libri, ottengono risultati comunque scarsi o insufficienti.
Vi è poi la terza categoria, decisamente minore, di coloro che bene equilibrano tempi di studio, sport, amici e divertimento, perché hanno adottato un efficace metodo di studio supportato da un’adeguata organizzazione della giornata -che è poi l’obiettivo che aiutiamo a raggiungere nei nostri corsi.
Inutile dire che il mio lavoro si sostanzia più frequentemente con le prime due sottocategorie e, molto più raramente, con la terza.
La prima cosa che mi fa riflettere in questo senso, è il parossistico aumento, negli ultimi anni, della categoria di coloro che, a prescindere dai risultati, passano sui libri molto più tempo di quanto necessiterebbe; tanto che la scuola finisce per assumere un peso specifico tale da occupare la quasi totalità della loro esistenza, con conseguente precipizio del benessere e, quindi, possibile compromissione del loro futuro scolastico.
Come dico sempre a coloro che frequentano i miei corsi, genitori e insegnanti compresi: studiare è assolutamente importante, fondamentale, ma non di più o di meno di incontrare un amico, fare sport, giocare, etc. Se tutte queste attività non riescono ad avere una loro sana armonia, rischiamo di far pagare ai nostri ragazzi un prezzo importante, anche in termini di successo, che non si misura solamente nell'arrivare ad occupare chissà quale scranno della piramide sociale, ma nell'equilibrato benessere che la nostra vita esprime.
Incontro ogni giorno in studio manager e dirigenti che, pieni di ansie e stress, comprerebbero volentieri quel “tempo libero” che nemmeno i soldi possono comprare -si legga, ad esempio: “Open”, la struggente autobiografia di Andre Agassi, per comprendere il costo che spesso ha il successo privo di armonia esistenziale.
Come, dunque, fare coesistere in armonico equilibrio mondo della scuola e mondo della vita?
Ovviamente ogni caso fa caso a sé e, proprio nei nostri corsi, cerchiamo di individuare la misura necessaria per ogni singolo caso, che dipende da diverse variabili: capacità del soggetto, richieste della scuola, contesto di vita generale, supporti disponibili, etc. Ciò detto, esistono alcune regole di base che, se rispettate, danno già il loro positivo contributo.
Il primo livello di attenzione, l’abbiamo già sottolineato, riguarda possedere un buon metodo di studio, ovvero aver accumulato (consapevolmente o meno) un certo bagaglio di strategie e tecniche, tale da rendere efficace il rapporto tra sforzo e risultato.
Sapere se il tuo metodo di studio può dirsi efficace è fin banale: se senti di fare troppa fatica, se studi molto senza ottenere adeguati risultati, se litighi spesso per la scuola, se ti senti in colpa o non all'altezza… allora, con grande probabilità, qualcosa nel tuo metodo non funziona. Per coloro che possiedono un buon metodo di studio, infatti, la scuola, l’università, funzionano come un orologio: ci possono essere alti e bassi, il meccanismo, come quelli a molla, si può a volte fermare, ma poi basta dargli una ricarica e tutto si rimette in moto come prima.
L’altro elemento cardine è l’organizzazione.
La capacità di organizzare i propri impegni, misurandoli con sapienza e accortezza, affinché ognuno abbia il giusto spazio, è una dote importante che se non si è appresa nel tempo (come accenno nell'articolo: “Questi compiti s’hanno da fare?”), può essere frutto dell’applicazione di adeguate strategie. Quel che certo, è che non può mancare.
Oltre queste macro attenzioni, dalla struttura troppo complessa per poterle qui adeguatamente delucidare, ve ne sono altre più semplici e di immediata applicazione.
La prima di queste è il tempo che dedichiamo ad ogni sessione di studio. Ne abbiamo già parlato diffusamente nell'articolo “Il fabbricante di pause”. Ci limitiamo dunque a ricordare che il nostro cervello, per quanto ci si sforzi, non riesce a stare davvero concentrato per più di 30/40 minuti, per questo è fondamentale programmare, timer alla mano, cicli di lavoro di questa durata con una pausa di 10 minuti tra un ciclo e l’altro.
Vi è poi il tempo generale che, se ben strutturato, non dovrebbe superare le due, massimo tre ore giornaliere per gli studenti delle scuole medie superiori (specie i licei), cinque ore per gli universitari (distribuite, laddove non c’è lezione, tra mattina e pomeriggio), un’ora, massimo due, per gli studenti delle medie inferiori e massimo un’ora per la scuola primaria.
Ovviamente si tratta di parametri che vanno misurarti caso per caso, ma credo sia importante avere a mente degli standard di adeguatezza per capire se e quanto li stiamo sforando e riflettere se è il caso di porvi rimedio.
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